I legami della nostra vita derivano dal passato ed oggi, dopo piu di 20 anni che frequentiamo l’Etiopia, che abbiamo conosciuto e curato migliaia di ragazzi, il nostro cuore si è legato indissolubilmente a quella terra che è diventata anche la nostra terra.
La guerra è durata ben 2 anni e ha messo in sofferenza persone che avevano una vita già difficile a causa della povertà e delle malattie. Ci siamo domandati come potevamo continuare ad aiutare i nostri fratelli in difficoltà; abbiamo mandato soldi attraverso persone sconosciute che sapevamo però non avrebbero tradito la loro gente e cosi siamo riusciti a far arrivare cibo a gente giunta ad una fase estrema di sopportazione.
Alla fine della guerra è stato comunque molto difficile raggiungere il Tigray poiché non è possibile comprare i biglietti dall’Italia, possono essere acquistati solo ad Addis Abeba con lettera di presentazione.
Al nostro arrivo ci ha colpito la desolazione di terre non coltivate, di strade vuote, della scomparsa di quel brulicare di persone per strada che caratterizzava quella terra e al quale eravamo abituati. L’Ospedale Ayder di Mekelle non funzionava più per la cardiologia e per quasi tutte le specialità, essendo stato trasformato in ospedale da guerra. Abbiamo aiutato il personale a riparare le strumentazioni non più funzionanti.
Siamo andati ad Adigrat: situazione ben peggiore, l’ospedale totalmente distrutto, abbiamo visitato i nostri cardiopatici scrivendo i referti su una rete di letto sistemata in un corridoio; siamo riusciti a portare lenzuola e asciugamani dal deposito della nostra casa che è stata risparmiata dalla devastazione grazie alla presenza di bandiere italiane esposte fuori, come ad indicare un territorio “straniero”.
E grazie ai nostri guardiani, a Desta la nostra paziente manager, alle infermiere che hanno continuato a lavorare. Grazie ai guardiani che hanno rafforzato il controllo, i nostri pazienti e I bambini erano quasi tutti salvi … e ora si può ricominciare e guardare il futuro con un pò più di speranza.